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Men in Black - Recensione

27/05/2012 | Recensioni | |
Men in Black - Recensione

“Men in Black” è il riuscitissimo film di fantascienza che ha fatto sognare milioni di spettatori negli anni ’90. Ma forse incasellare questo film come “fantascientifico” è riduttivo: “Men in Black” è una commedia spassosa e un film d’azione coinvolgente in cui uomini ed alieni si confrontano.
La pellicola di Barry Sonnenfeld parte dal presupposto che negli anni ’50 gli alieni inizino ad arrivare  sulla Terra: alcuni sono innocui, altri per niente. Tutti loro, d’altronde, si mimetizzano perfettamente nella nostra società assumendo sembianze umane. Il governo ha quindi fondato un’organizzazione segreta che addestri degli agenti speciali al controllo dell’afflusso degli extraterrestri sulla Terra, i cosiddetti “uomini in nero”, i Men In Black (MIB).
L’agente K (Tommy Lee Jones) lavora da tanti anni per i MIB e quando per caso vede le capacità fisiche ed intellettuali del giovane agente di polizia James Edwards (Will Smith), vuole farlo unire alla sua squadra. Non sapendo di starsi confrontando con un extraterrestre, Edwards ha tenuto testa ad un esemplare estremamente agile e potente e, nonostante sia un ragazzo esuberante e non portato alla disciplina, si dimostra da subito molto perspicace e brillante, così K insiste perché venga accettato tra i MBI.
All’inizio Edwards sarà un po’ scosso e confuso dalla situazione, ma presto si abituerà all’idea che il mondo è popolato anche da alieni e che tanti lo sono senza che lui lo sapesse: dalla sua maestra a Sylvester Stallone. Indossa la divisa dei Men In Black, l’abito rigorosamente nero, gli vengono rimosse le impronte digitali e cancellato il suo nome: da ora in poi sarà soltanto J, James Edwards non esiste più, anzi, non è mai esistito.
Passeranno solo poche ore perché K e J scoprano che un alieno sulla Terra sta minacciano l’incolumità del nostro pianeta ed è sull’orlo di causare una guerra intergalattica: i due colleghi hanno il compito di impedire che ciò accada, una partenza in quarta per il novellino J.
Chimica d’eccezione quella tra Tommy Lee Jones e Will Smith che bilanciano perfettamente la compostezza e la serietà di K con l’esuberanza e l’ironia di J, rendendo i battibecchi tra i due estremamente divertenti. “Men In Black” ha di fatto il pregio di aver saputo combinare le battute agli effetti speciali, l’azione e le sparatorie al film di fantascienza senza che il mix finisca per pesare. Anzi, è la grande forza del film. Persino la trama è abbastanza semplice da seguire, così che lo spettatore possa facilmente godersi la scoperta che il proprio mondo è popolato da alieni e l’approccio di J al suo nuovo lavoro, senza dover troppo ragionare. D’altronde parliamo di un film d’intrattenimento che non ha interesse a spiegare a lungo i “perché” e i “come”: mette in scena, diverte, fa volare un’ora e quaranta di visione.
Sullo sfondo, l’accattivante colonna sonora di Danny Elfman ed i brani pop e rock interpretati da alcuni degli artisti statunitensi più in voga negli anni ’90: da Alicia Keys a Snoop Dogg per finire von lo stesso Will Smith. Sicuramente la canzone più rappresentativa è la divertentissima “Men In Black” di Will Smith, il cui video vede l’attore e cantante in uno splendido omaggio a “Thriller” di Michael Jackson.
Il successo planetario di questo film (tanto da portare il regista a girarne due sequel) è dovuto alla scelta di portare in scena la fantascienza in modo semplice e spensierato, ma anche alla marea di elementi geniali sparpagliati qua e là per la pellicola, che hanno fatto da vera calamita per il pubblico: parole e frasi come “Edgar-abito”, “neutralizzatore”, “sparaflashare” hanno subito trovato grande riscontro, tanto da venire spesso inseriti nel vocabolario quotidiano.
E, nonostante il suo taglio divertente e volto a far ridere, “Men In Black”, al suo epilogo, sa anche fermarsi a riflettere sulla condizione umana. Troppo spesso siamo talmente sciocchi e presuntuosi da credere di essere i soli a popolare l’universo, quando invece, paragonati alla grande realtà di cui facciamo parte, non siamo altro che un piccolissimo, insignificante elemento.

Corinna Spirito
 

 


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